Lo scavo del segno

Lo confermano le ultime realizzazioni, qui in mostra. Riguardano, appunto,  il ricorso alla xilografia, un’antica tecnica cara, nei tempi moderni, agli espressionisti tedeschi che se ne servirono proprio in chiave di racconto e d’immediatezza segnica.  Realizzate in modo acromatico su un formato minimale, o, meglio, di pagina scandita in cm 20×20, come un maxi pixel di un mosaico immaginario che si realizza nel tempo, mostrano un incedere del segno morbido e di fluenza continua.

Dietro al loro segno fluente, al loro ductus di racconto c’è una forte emozione, si può pensare che quanto ci mostrano nel loro contenuto disporsi figurativo, quanto ci fanno intendere nelle varianti d’immagine sia il sintomo di uno stato d’animo, le tracce di un disagio tramutato in fabulazione, in un pungolo avvertito e sofferto che si libera e trasforma in vena espressiva. (Luigi Paolo Finizio, dicembre 2013)

              

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